Il borgo dell'Ortica - la storia

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Ci eravamo lasciati prima della pausa estiva con una visita all'Idroscalo, refrigerante polmone verde ai confini della nostra zona, sito nel territorio del Comune di Segrate. Riprendiamo il nostro periplo attorno alla zona 4 in senso antiorario e ci spostiamo verso il quartiere dell'Ortica, che esamineremo in quattro articoli nei suoi numerosi ed interessanti aspetti.
Come d'abitudine il primo aspetto preso in considerazione è quello storico. Il nome "Ortica", derivante dall'omonima grande cascina ottocentesca demolita negli anni '30 del ventesimo secolo per la costruzione del cavalcavia ferroviario, non fa riferimento diretto alla pianta che tutti conosciamo, ma è derivato da "orto", "ortaglia", luogo adatto alle coltivazioni in quanto irrigabile dal fiume Lambro, che infatti scorre a meno di un chilometro ad est del centro dell'abitato, identificabile con la piazzetta che si affaccia su via Amadeo, davanti alla chiesetta di San Faustino, e in cui la strada per Treviglio si incrociava con quella che congiungeva Lambrate (a nord) a Cavriano (a sud).
Inizialmente afferente a Cavriano (come vedremo dalla originaria intitolazione della chiesetta), Ortica divenne presto una frazione del comune di Lambrate e in seguito di Milano, quando nel 1923 il Comune di Lambrate vi fu annesso. Dal 1896 al 1931 fu attiva nel quartiere (sulla piazzetta testè citata) la vecchia stazione di Lambrate; il fabbricato viaggiatori è ancor oggi visibile, anche se adibito ad uso abitativo; al suo interno si trova il dopolavoro ferroviario, fondato nel 1935, ove il signor Gino Reggiani, simpaticissimo reggiano di Campegine, continua a mantenere attivi i campi coperti della bocciofila, mentre quelli all'aperto sono ormai dismessi, causa scarso numero di utilizzatori, come pure la balera, chiusa ormai da dieci anni circa.
Gli abitanti dell'Ortica erano in prevalensa ferrovieri, contadini, ortolani e, nella zona di via San Faustino, lavandaie; il borgo disponeva anche di un corpo di pompieri volontari, muniti di carro trainato dai cavalli.
La vita sociale era molto attiva, vuoi per la presenza della sala da ballo suddetta, vuoi per i circoli ricreativi presenti nel borgo, vuoi per la festa della Madonna del Rosario che, dopo unperiodo di interruzione, riprenderà da quest'anno e si svolgerà, come da tradizione, la prima domenica del mese di ottobre (vedi box a lato), con grande coinvolgimento di cittadinanza e associazioni.
Un altro aspetto notevole della vita del borgo fu quello sportivo: nella locale squadra di calcio ("Ortica") mossero i primi passi futuri campioni (alcune fonti citano Guarneri e addirittura Meazza); di qui passò anche il 5 volte campione del mondo (e 12 volte campione italiano) di ciclocross Renato Longo.
Come ebbe a dire Agostino Fornaroli, direttore di MobilityLab ed esperto di trasporti, "l'isolamento dell'Ortica, che per tanti anni non ebbe un tram per recarsi in centro, fu da un lato la sua sfortuna ma dall'altro la sua fortuna". Fu questo isolamento infatti, rafforzato dal fatto di essere circondata dalla ferrovia, che consentì di cementare al suo interno i rapporti umani, tanto che ancor oggi gli abitanti dell'Ortica sono orgogliosi della loro appartenenza al rione; per inciso, il primo tram, il numero 28, arrivò solo nel 1931. In seguito i numerosi prati iniziarono a sparire, specialmente con il boom edilizio degli anni '60, ma ancora nel circondario (specialmente su via Corelli) restano numerose cascine, di cui parlerò nel prossimo articolo.
Proseguo esaminando velocemente la parte artistica del borgo: l'edificio principale è senz'altro la chiesetta, cui dedicherò due articoli in seguito in quanto contiene importanti testimonianze storiche ed artistiche, tra cui alcuni affreschi cinquecenteschi scoperti di recente; poi va osservata, sempre nella piazzetta, la lapide dedicata ai caduti (titolata "I cittadini dell'Ortica ai gloriosi del Rione caduti nella guerra 1915-1918") affissa sulla facciata dell'ex-stazione, ed attestante l'orgoglio di appartenenza; ed una torre littoria con due orologi, ben visibile dal cavalcavia Buccari (e in parte dalla piazzetta, sopra la casa parrocchiale).
Vale la pena di dare amche un'indicazione enogastronomica: nel borgo si trovano numerosi bar, circoli e ristoranti, tra cui una birreria artigianale piuttosto nota; ma la scoperta più originale (per chi non la conoscesse, ovviamente) è una vecchia osteria che negli anni non ha mai voluto cambiare stile, e quindi entrandovi si fa un salto indietro nel tempo agli anni '50 del ventesimo secolo; il locale, che non cito anche perchè lo ritengo noto a tutti, è sito peraltro in una villetta con due palme, d'aspetto assai gradevole.
Negli ultimi decenni, il borgo si è esteso a nord oltre la ferrovia, giungendo fino alla via Rubattino e sostituendosi alle vecchie realtà industriali; anche se non fa parte dell'Ortica storica, per intenderci anche quella del palo della banda immortalato da Walter Valdi e Enzo Jannacci, voglio citarne la chiesa dei Martinitt, attuale parrocchia da cui dipende anche la chiesetta dei Santi Faustino e Giovita, il cuore dell'Ortica.
Questa chiesa, dedicata al SS. Nome di Maria, fu costruita tra il 1929 e il 1932, in concomitanza con la costruzione dell'intera nuova struttura che doveva ospitare i Martinitt, l'istituzione pubblica milanese che si occupava dell'infanzia maschile in difficoltà o abbandonata. Essa fu inaugurata nel 1932, insieme all'intero complesso, alla presenza del Duce Benito Mussolini; verrà poi consacrata dall'arcivescovo Schuster nel dicembre del 1939. Negli anni '80 del ventesimo secolo la chiesa venne chiusa perchè presentava alcune crepe e richiedeva interventi di restauro. Essa venne allora ceduta alla parrocchia in concordato per 99 anni; questa la restaurò con i fondi raccolti tra i fedeli (inizio lavori nel 1986) e la nuova sede parrocchiale venne inaugurata a Natale del 1987; tuttora sono in atto lavori di restauro.